Prosegue il viaggio all’interno degli ambienti monastici affrontato da S.E. Donato Ogliari nel suo libro “Tempo e Spazio – Alla scuola di San Benedetto” che nella sezione dedicata appunto allo Spazio ci parla anche della biblioteca e dell’archivio :
“Benedetto menziona la biblioteca quando parla della distribuzione ai monaci dei libri che essi devono leggere integralmente durante la Quaresima. Naturalmente la biblioteca a cui egli fa allusione non somigliava neppure lontanamente alle grandi e sontuose biblioteche che i monasteri avrebbero conosciuto nei secoli a venire, e alle quali ricorre l’immaginazione collettiva quando si parla di biblioteche monastiche. Ai tempi di Benedetto la biblioteca era molto più semplicemente un “armadio”, o un “ripostiglio”, nel quale venivano deposti quei pochi codici che il monastero possedeva e che, oltre alla Bibbia, contenevano presumibilmente anche alcune opere dei Padri della Chiesa.
Dalla Regola di S.Benedetto deduciamo che le letture fatte nell’oratorio e in refettorio non erano le sole di cui i monaci usufruivano. Il che significa che essi potevano avere libero accesso ai volumi conservati nella biblioteca, e li potevano leggere da soli, nel dormitorio o in altri luoghi del monastero[1]. Inoltre, dalle indicazioni offerteci dalla Regola si arguisce che la maggioranza dei monaci contemporanei di Benedetto era in grado di scrivere, e ciò sarà egregiamente dimostrato in seguito dall’intensa attività degli scriptoria monastici.
Possiamo dunque affermare che l’attività dello spirito in senso lato e la cultura nella sua forma più immediata – quella cioè che passa attraverso la capacità di leggere e scrivere – avevano trovato posto fin dall’inizio nella comunità monastica benedettina. L’aforisma medievale: «Claustrum sine armario sicut castrum sine armamentario – Un monastero senza biblioteca [armadio] è come un accampamento militare senza armi», dice senza dubbio l’amore per la cultura che ha pervaso la storia stessa del movimento monastico in generale. Ad eccezione di qualche discutibile parentesi, infatti, la cultura ha sempre riscosso una grande considerazione nei chiostri monastici e non è mai stata vissuta in antagonismo alla vocazione monastica. Al contrario ha armoniosamente trovato spazio tra le varie occupazioni dei monaci lasciando tracce indelebili nei vari campi dello scibile.
Col tempo – come luogo distinto dalla biblioteca – farà la sua comparsa nei monasteri anche l’archivio. Vi si conserveranno tutti i documenti attinenti alla vita della comunità monastica, dalle schede di professione agli oggetti inventariati e di proprietà del monastero, alle pratiche amministrative, agli atti capitolari, ai documenti riguardanti i singoli monaci, alla cronaca del monastero.
(1)Cf. RB 8,3; 48,5.17. Non si dimentichi che se nel Medioevo il luogo per eccellenza della lettura e della meditazione era il porticato del chiostro, con l’avvento della cella e delle biblioteche (nel senso moderno del termine), saranno questi i luoghi privilegiati dello studio personale e della lettura meditata.
1.Cf. RB 8,3; 48,5.17. Non si dimentichi che se nel Medioevo il luogo per eccellenza della lettura e della meditazione era il porticato del chiostro, con l’avvento della cella e delle biblioteche (nel senso moderno del termine), saranno questi i luoghi privilegiati dello studio personale e della lettura meditata.