Abbazia di Montecassino – Chiostro dei Benefattori
Il disegno originale di questo Chiostro è attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane e la sua versione originale risale al 1513.
Lo si trova nella parte superiore del complesso abbaziale alla fine della lunga scalinata che parte dal Chiostro Bramantesco
Sotto il suo porticato, dal 1666 sono presenti 24 grandi statue di Papi, Santi e Re che nei secoli hanno contribuito a vario titolo allo splendore della abbazia.
Le sei statue di Papi ricordano ai visitatori le benemerenze dei Sommi Pontefici verso la Casa di san Benedetto. Due statue di Pontefici sono sul lato di fronte alla Basilica: la prima è di Benedetto XIII (che nel 1727 consacrò la basilica di Montecassino, quella poi distrutta dai bombardamenti del 15 febbraio 1944) realizzata nella prima metà del 1700 da Paolo Campi.
Papa Benedetto XIII, al secolo Pietro Francesco Orsini (Gravina in Puglia, 2 febbraio 1649 – Roma, 21 febbraio 1730), è stato il 245º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 1724 alla sua morte; apparteneva all’Ordine dei frati predicatori. Nel 2012 si è aperta l’inchiesta diocesana per la sua causa di beatificazione, che si è conclusa il 22 febbraio 2017.
I suoi sei anni da vescovo di Roma (1724-1730) furono contrassegnati da profondi atti di pietà, sobrietà e dal distacco da ogni vanità: migliorò, tra l’altro, la condizione carceraria nello Stato Pontificio. E proverbiale fu la sua condanna di ogni forma di azzardo. Incoraggiò da Pontefice la nascita di missioni guidate da francescani (minori, conventuali e cappuccini), domenicani e gesuiti sopra
ttutto verso l’America e l’Asia. A lui si deve, tra l’altro, nel 1726 la canonizzazione di san Luigi Gonzaga.
Aveva 81 anni Benedetto XIII quando il 21 febbraio 1730 morì a causa di una febbre: spirò santamente e per non disturbare il popolo romano impegnato a festeggiare l’ultimo giorno di Carnevale dispose che non venissero suonate le campane a morto. I suoi resti mortali dal 1733 riposano nella Basilica romana di Santa Maria sopra Minerva, affidata da secoli ai domenicani.
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