Nello sviluppo della civiltà occidentale il ruolo delle comunità monastiche è stato determinante. Sebbene si pensi che il maggior contributo i benedettini l’abbiano dato alle attività di studio e culturali, in verità coltivarono in modo notevole un altro aspetto della civiltà occidentale, ossia “le arti pratiche” di cui l’agricoltura è un esempio.
Nel primo Novecento Henry Goodell, presidente di quello che sarebbe diventato l’Agricultural College scrisse : “I benedettini salvarono l’agricoltura quando nessun altro avrebbe potuto salvarla”. Le fonti a questo riguardo sono numerose e considerevoli.
Dobbiamo ai monaci la ricostruzione agraria di gran parte d’Europa. Ovunque andassero, trasformavano terra desolata in terra coltivata, allevavano bestiame, coltivavano, producevano birra, erano dediti all’apicoltura. Furono, infatti, proprio i benedettini a trasformare la Germania in terra fruttifera. Ogni monastero, era un “college” agrario per la regione in cui era situato. Si deve a loro l’esistenza del commercio del grano in Svezia, la produzione del formaggio a Parma, i vivai di salmone in Irlanda ed in moltissimi luoghi la vigna.
In Lombardia i contadini appresero dai monaci l’arte dell’irrigazione e la scoperta dello stesso champagne è opera di un benedettino, dom Perignon. Tanti ancora potrebbero essere gli esempi in tal senso, quello che risulta però evidente è che il ‘labora’ benedettino ha manifestato nei secoli la sua forza anche al di fuori dello scriptorium con cui tutti identificano le attività quotidiane monastiche.
FONTE:
Cap. 3° Estratto da: Thomas E. WOODS, “Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civiltà occidentale”,
Ed. Cantagalli, Siena 2007