Con il nostro tour virtuale scoprirai angoli nascosti della millenaria Abbazia benedettina. Gli ambienti che vedrai, salvo alcune eccezioni, sono accessibili per una visita completa sul posto con il personale della Abbazia. Prenota a questo link: VISITE GUIDATE MONTECASSINO
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Chiostro Bramantesco
Discesa verso
la zona antica del Monastero
Il Chiostro d’ingresso
Iniziamo la visita nel chiostro d’ingresso.
In quest’area sorgeva il tempio dedicato ad Apollo e s. Benedetto, al suo arrivo, lo riadattò ad oratorio per la preghiera comunitaria dei monaci, dedicandolo a s. Martino, vescovo di Tours.
Nei lavori di ricostruzione del 1953 furono ritrovate le tracce delle fondamenta originarie di questo oratorio con la piccola abside, il cui perimetro si vede tracciato sotto il mosaico del monaco F. Vignanelli che mostra il Cristo tra la Madonna e s. Martino.
In questo oratorio morì s. Benedetto nell’atteggiamento descritto da s.Gregorio Magno suo biografo: “in piedi sorretto da alcuni monaci dopo aver ricevuto l’Eucarestia”.
Questo episodio è ricordato dal gruppo bronzeo, al centro del giardino, opera dello scultore A. Selva del 1952 e dono del cancelliere tedesco K. Adenauer.
Mosaico del 1967 di Francesco Vignanelli monaco di Montecassino.
Mostra il Cristo Pantocratore al centro con la scritta “EGO SUM ALFA ET OMEGA” – Io sono l’inizio e la fine.
A sinistra la Vergine Maria e a destra san Martino vescovo di Tours che ha tra le mani il modellino di un oratorio
ad indicare come proprio in questo luogo ci fosse un oratorio a lui dedicato.
Iniziamo la visita nel chiostro d’ingresso. In quest’area sorgeva il tempio dedicato ad Apollo e s. Benedetto, al suo arrivo, lo riadattò ad oratorio per la preghiera comunitaria dei monaci, dedicandolo a s. Martino, vescovo di Tours. Nei lavori di ricostruzione del 1953 furono ritrovate le tracce delle fondamenta originarie di questo oratorio con la piccola abside, il cui perimetro si vede tracciato sotto il mosaico del monaco F. Vignanelli che mostra il Cristo tra la Madonna e s. Martino. In questo oratorio morì s. Benedetto nell’atteggiamento descritto da s.Gregorio Magno suo biografo: “in piedi sorretto da alcuni monaci dopo aver ricevuto l’Eucarestia”. Questo episodio è ricordato dal gruppo bronzeo, al centro del giardino, opera dello scultore A. Selva del 1952 e dono del cancelliere tedesco K. Adenauer.
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- Chiesa di San Martino
- Cappella dei Santi monaci
- Cella di San Benedetto
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chiesa di San Martino
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Roccia dei Miracoli
Esci dalla Chiesa
Le vetrate della Chiesa di S.Martino vengono realizzate alla fine degli anni ’80 dall’artista Isabelle Fischer. Su tutte si riconoscono gli stemmi di appartenenza delle nazioni di riferimento.
Mosaico del monaco artista Francesco Vignanelli dell’anno 1967 raffigurante la Sacra Famiglia.
Mosaico del monaco artista Francesco Vignanelli dell’anno 1967 raffigurante san Faustino e san Iovita martiri.
Ceramica invetriata di Giovanni Antonio Della Robbia, Crocifissione di Cristo.
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cella di San Benedetto
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cappella dei Santi Monaci
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cappella dei Santi Monaci
Cella di San Benedetto ubicata all’interno di una torretta romana del II sec. A.C , ha oggi l’aspetto di una cappella privata.
Sulle pareti possiamo ammirare degli affreschi di Agostino Pegrassi del 1952, che ci mostrano scene della vita di San Benedetto.
Gruppo bronzeo di scuola beuronese, raffigurante San Benedetto tra due angeli con la sua Regola tra le mani.
San Benedetto vede salire al cielo una colomba bianca dalla finestra della sua Cella.
E capisce che sua sorella Scolastica, è morta. La colomba, quindi, era il simbolo dell’anima della sorella morente.
San Benedetto mette per iscritto la Regola Benedettina, riassunta nel celebre motto “ORA, LABORA et LEGE” – PREGA, LAVORA E STUDIA.
San Benedetto prega insieme agli angeli.
San Benedetto attraverso le sue preghiere riporta in vita un monaco caduto da un muro durante i lavori di costruzione del primo monastero.
San Benedetto piange perché ha la visione della prima distruzione subita dall’Abbazia nel 577 d.c. a causa dei Longobardi.
L’affresco raffigura anche l’uscita dei monaci in processione due giorni dopo il bombardamento,
attraverso la porta che reca la scritta PAX – Pace, l’antico ingresso al monastero.
Resti dell’antica torre romana
San Benedetto benedicente
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scalone delle Epigrafi
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della Chiesa di San Martino
San Benedetto benedicente
Opera del monaco Fra Celso, del 1497. Rappresenta San Benedetto con la sua Regola nella mano sinistra.
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Chiostro Bramantesco
Cappella della Madonna delle Rose
Cappella della Madonna delle Rose
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La Loggia del Paradiso
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Chiostro dei Benefattori
Il Chiostro Bramantesco, nella sua serena ampiezza, arieggia lo stile del grande architetto rinascimentale.
Realizzato nel 1595, è largo 30 m. e lungo 40 compresa la gradinata che lo unisce all’antiportico del chiostro superiore.
Al centro, la cisterna ottagonale, fiancheggiata da colonne corinzie che sostengono un’elegante trabeazione di coronamento,
è perfettamente equidistante dal chiostro d’ingresso e da quello iniziato nel 1704 dell’Archivio monumentale.
Dalla balconata si gode uno splendido panorama verso Occidente con la sottostante vallata del Liri.
Volgendo lo sguardo a sinistra, possiamo ammirare la scalinata monumentale che conduce al portone PAX,
primitivo ingresso del monastero, in prossimità del quale si trova il luogo trasformato in cappella,
identificato da una tradizione secolare quale cella di San Benedetto.
S. Benedetto rimasto quasi indenne nell’ultima distruzione, è dello scultore P. Campi di Carrara del 1735;
alla sua base si legge l’iscrizione “Benedictus qui venit in nomine Domini”; “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”;
S. Scolastica, è una copia di quella distrutta del Campi, con l’iscrizione “Veni columba mea, veni, coronàberis”, “Vieni, o mia colomba, (s. Scolastica), vieni, sarai coronata”.
Ascesa la scalinata, si giunge nell’antiportico del chiostro superiore;
nelle due nicchie di marmo bardiglio sono collocate le statue settecentesche di Urbano V – il papa benedettino che tanto si adoperò per la ricostruzione di Montecassino dopo il terremoto del 1349 – dello scultore P. Campi di Carrara, e quella di papa Clemente XI, munifico verso l’abbazia, di F. Maratti di Padova.
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Chiostro Bramantesco
Cimitero Polacco
Volgendo lo sguardo verso destra, si nota il Cimitero degli oltre mille soldati polacchi,
che persero la vita nei combattimenti precedenti la liberazione di Montecassino, avvenuta il 18 maggio 1944.
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Chiostro Bramantesco
Papa Benedetto XIII
Papa Benedetto XIV
Ferdinando IV
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Basilica Cattedrale
Stipite originale porta della Basilica
Porta Bronzea
Il Chiostro dei Benefattori
Reperti originali degli stipiti monumentali della porta principale della Basilica
ricostruita dall’abate Desiderio tra il 1066 e il 1071, custoditi nel museo dell’Abbazia.
La porta in bronzo della basilica cattedrale di Montecassino, splendida opera dell’artigianato
bizantino dell’XI secolo, ha superato quasi del tutto indenne il terremoto e bombardamenti.
LA STORIA
Intorno all’anno 1066 l’abate Desiderio, che in quel momento era impegnato nel rinnovamento
architettonico del monastero, colpito dalla bellezza della porta in bronzo della cattedrale di Amalfi,
ordinò la realizzazione di un nuovo portone per la basilica di Montecassino.
L’opera fu realizzata da maestri delle fonderie di Costantinopoli e quando fu pronta,
pochi anni più tardi, si scoprì che la porta era più piccola rispetto allo spazio lasciato per ospitarla.
Tuttavia, già in epoca medievale, la porta di Desiderio fu oggetto di rifacimenti e restauri
per volere dell’abate Oderisio II e tali modifiche furono opera di artigiani locali.
Così, se oggi della porta desideriana rimangono i due pannelli di dedica al “finanziatore” Mauro e le
quattro formelle con le croci, al periodo dell’abate Oderisio si possono far risalire molti dei
pannelli con la lista dei possedimenti cassinesi.
UN DOCUMENTO
Sotto molti punti di vista, la porta di accesso principale alla Basilica è una sorta di documento
che testimonia la storia dei successivi interventi e allo stesso tempo la storia del monastero.
È una porta che afferma il prestigio dell’abbazia di Montecassino attraverso un
elenco dei possedimenti del monastero e delle chiese dipendenti, in un periodo in cui
l’espansione territoriale e patrimoniale dell’abbazia iniziava ad essere in pericolo.
Oggi, la porta in bronzo, recuperata attraverso il restauro del 1951, è uno dei pochi
elementi che rimangono del complesso abbaziale di Montecassino dell’XI sec., raso al suolo e
ricostruito nel XIV sec., in seguito ad un terribile terremoto e nel 1944, nel corso di un violento bombardamento alleato.
La porta bizantina della basilica di Montecassino è stata in seguito fonte di
ispirazione per le porte di altri importanti luoghi di culto tra cui il duomo di Benevento.
Il Chiostro dei Benefattori presenta linee rinascimentali con colonne di granito orientale grigio e rosso, costruito nel 1513 su disegno attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane. Le 24 statue in esso presenti, poste nel 1666, raffigurano papi e sovrani che lungo i secoli sono stati munifici verso il monastero.
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Cappella di San Giovanni Battista
Affresco “La Gloria di San Benedetto”
“Paradiso benedettino” di circa 50 mq. realizzato da P. Annigoni:
s. Benedetto è attorniato da monaci, vescovi, monache, che hanno vissuto in santità seguendo la sua Regola;
in primo piano, in basso, emergono tre figure di papi:
s. Gregorio Magno, primo biografo di s. Benedetto; al centro Paolo VI, che nel 1964
riconsacrò la Basilica e proclamò s. Benedetto Patrono Principale d’Europa;
a destra s. Vittore III, già abate Desiderio, artefice dello splendore di Montecassino
nel sec. XI (al Museo è possibile ammirare alcuni cimeli risalenti a quell’età aurea).
San Gregorio Magno
Raffigurato nella tela centrale di F. Del Vecchio.
Santissimo Sacramento
Nella cappella del SS.mo Sacramento è possibile ammirare un altare realizzato
con preziosi marmi e un tabernacolo in bronzo dorato, con pietre dure come lapislazzulo,
ametista e diaspro rosso, di N. Salvi del 1729, che si è potuto recuperare tra le macerie e restaurare.
Sull’altare la tela dell’ultima Comunione di s. Benedetto di S. Conca (sec. XVIII) e ai lati tele di
N. Malinconico (sec. VIII) con l’Ultima Cena e il Riconoscimento di Cristo come Messia da parte di s. Pietro.
San Giuseppe
S. Giuseppe nella sua bottega, la sua morte e il ritrovamento di Gesù fra i dottori nel tempio;
notevoli sono le due tarsie originali policrome raffiguranti la Fede e la Speranza.
Santo Abate Bertario
Martire nell’incursione dei Saraceni dell’883: la tela centrale di F. De Mura (Sec. XVIII) lo raffigura in gloria.
San Vittore III già Abate Desiderio
La tavola sull’altare, donata dal pittore P. Annigoni, nel 1972,
lo ritrae mentre riceve da San Benedetto la Regola e il pastorale del governo di Montecassino.
San Pietro e Paolo
Cappella dei Santi Pietro e Paolo, raffigurati insieme nella tela del pittore S. Pistolesi, dell’anno 2009.
Ai lati, tavole dello stesso autore del 1979 con a destra San Pietro liberato dall’Angelo e di fronte, San Paolo che scrive le sue lettere.
San Giovanni Battista
Cappella di San Giovanni Battista: i tre affreschi sono del pittore B. Long 1975,
con al centro il Battesimo di Cristo, alle pareti laterali San Giovanni nel deserto e la sua decollazione.
Santi Arcangeli
La cappella dei Santi Arcangeli, con la tela centrale di scuola napoletana del 700,
e le altre laterali con Gabriele che annunzia al sacerdote Zaccaria la nascita di Giovanni
e con Raffaele che aiuta Tobia a guarire il padre dalla cecità, eseguite nel 1990 dal pittore G. Dinacci.
Cappella di San Giovanni Battista
Sita sotto l’area presbiteriale della Basilica Cattedrale, custodisce l’urna in alabastro in cui eran
o riposti i corpi di San Benedetto e Santa Scolastica.
L’urna è rimasta miracolosamente indenne dal bombardamento del febbraio 1944
che distrusse quasi completamente l’Abbazia di Montecassino.
Sopra l’altare una croce in ferro, inserita nella roccia che è la parte più alta della montagna di Montecassino.
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Monumento Funebre a Guido Fieramosca
Guido Fieramosca muore nel 1531 e sua moglie, Isabella Castriota degli Scanderberg sovrani di Albania,
fa erigere per lui questo monumento funebre.
La statua del defunto e quella di San Basilio e di San Gerolamo sono opera dello scultore G. Merliano da Nola eseguite nel 1536;
gli affreschi degli angeli sul basamento, del pittore S. Ierace sec. XVI sono gli unici usciti indenni dalla distruzione.
Cupola
Al di sopra dell’altare maggiore, la cupola affrescata da P. Annigoni nel 1980.
Nelle quattro vele abbiamo: la visione di s. Benedetto dalla finestra della torre romana,
a sinistra s. Benedetto indica il luogo per la sepoltura della sorella Scolastica,
a destra s. Benedetto morente è sorretto dai monaci e nella vela anteriore i titolari della Basilica,
la Madonna Assunta tra i Santi Giovanni Battista e Benedetto.
Nei pennacchi al di sotto della cupola, dipinti sempre da P.Annigoni,
sono le allegorie dei voti professati dai monaci: la castità con in mano la lampada,
la stabilità con l’ancora e la colonna, la povertà che si appoggia
alla croce e lascia cadere il denaro e l’obbedienza in atteggiamento di ascolto.
Cappella dedicata alla Vergine Maria Assunta
Cappella dedicata alla Vergine Maria Assunta La cappella è dedicata alla Vergine Maria Assunta,
ricostruita tutta con elementi marmorei originali restaurati. Sull’altare tela del 1690,
l’unica salvata dalla distruzione (al Museo se ne conserva il bozzetto) di P. De Matteis.
Cappella della Pietà
Sull’altare una Deposizione, attribuita ad F. Solimena (sec. XVIII);
a sinistra Gesù in preghiera nell’orto di N. Malinconico (sec. XVIII);
a destra, la Flagellazione (sec. XVII)
Monumento a Piero de’ Medici
Piero, governatore civile del dominio cassinese, annegò nel 1503 nel fiume Garigliano
mentre fuggiva all’esercito spagnolo che contendeva a quello francese il trono del Regno di Napoli.
Il sepolcro fu commissionato da Papa Clemente VII (1539);
il disegno è di Antonio da Sangallo, mentre le due statue,
San Pietro e San Paolo sono di Francesco da Sangallo.
La tomba di San Benedetto e Santa Scolastica
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Organo della Basilica
Il Santo sepolcro di San Benedetto e Santa Scolastica si trova all’interno della ricostruita Cattedrale di Montecassino.
Un dipinto su rame del diciassettesimo secolo, dell’artista Giuseppe Cesari,
ritrae i due Santi in atteggiamento di riposo e indica la posizione della tomba dietro l’Altare Maggiore.
Sopra il dipinto in rame c’è una lastra di marmo nero con un’iscrizione in Latino dell’abate Angelo della Noce che dice:
San Benedetto e Santa Scolastica non furono mai separati nello spirito durante la loro vita
così come non lo furono con il corpo nella morte. All’interno del sepolcro sotto l’altare maggiore,
una lastra di marmo intagliato posta sulla parte superiore dell’urna riporta un’iscrizione del 1955,
dopo la ricostruzione di Montecassino, con il nome dell’abate Ildefonso Rea che supervisionò il progetto di costruzione
così come l’esame dei resti mortali all’interno.
Dentro la decorata urna in bronzo, ci sono contenitori in argento che custodiscono
i resti mortali dei due Santi. Sopra il dipinto in rame che ritrae i due Santi e la lastra di marmo nero,
è posizionato un delicato ritratto della Madonna, un dipinto del diciottesimo secolo attribuito
a Giovanni Sarnelli, situato tra portacandele riccamente ornati e sopra l’altare di marmo
dalle bellissime ed intricate sculture.
Fonte: www.abbaziamontecassino.org
Subito dietro l’altare maggiore all’interno del coro ligneo intagliato, realizzato nel 1635,
fu collocato un organo (1656) costruito dall’organaro napoletano Giuseppe de Biase.
Alla fine del XVII Sec. l’architetto Lorenzo Vaccaro disegnò la splendida cantoria fondale
e la cassa monumentale del sovrastante organo, costruito dall’organaro Cesare Catarinozzi,
ampliato in vari interventi successivi.
L’organo che possiamo ammirare oggi è un Mascioni del 1953,
che mostra oltre 1600 canne, tre tastiere e 82 registri.
Torna alla tomba
Nel Coro i monaci celebrano le sacre liturgie con il canto gregoriano e con la proclamazione della Parola di Dio.
Con i vari restauri si è potuto ridare splendore a quest’opera in noce, alla quale tra il 1692 e il 1708,
contribuirono diversi artigiani, tra i quali in modo speciale la famiglia Colicci di Roma;
si noti la ricca fantasia degli artisti nello scolpire i vari putti, le cariatidi, gli specchi di ogni stallo ecc.
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cappella delle reliquie
La Sacrestia
La Sacrestia, iniziata dall’Abate Squarcialupi nel 1515 e decorata con rivestimento ligneo nel 1750, ambiente destinato alla conservazione della suppellettile liturgica, si presenta luminosa e ricca di decorazioni. Il rivestimento ligneo lungo le pareti ripete quello antico interamente distrutto. La nuova esecuzione si deve agli artisti fiorentini Bartolozzi e Maioli. Le tele ovali, che rappresentano i sette sacramenti, sono repliche del famoso ciclo di dipinti, ora a Dresda, di G.M.Crespi(sec.XVIII); nella volta una grande tela con l’Assunzione della Madonna di scuola napoletana del sec. XVIII.
La Sacrestia non è accessibile alla visita.
Sacrestia dell’Abbazia di Montecassino
La Vergine Assunta in Cielo Scuola napoletana, sec. XVIII
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Le reliquie
Le reliquie
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Basilica
Cappella di San Placido
Cappella di San Mauro
La Cripta
Cappella dedicata a s. Placido discepolo di Benedetto, che è raffigurato sull’altare tra due angeli con un altorilievo in bronzo.
Alle pareti episodi della vita del Santo, mentre sulla volta c’è una delicata decorazione in mosaico.
A fianco, sotto il finestrone semicircolare, sono simboleggiati gli Ordini cavallereschi del medioevo,
ispiratisi nelle loro costituzioni alla Regola benedettina: Ordine Gerosolimitano, di Calatrava,
dei Templari, Teutonico, di s. Giacomo, di s. Maurizio: alla fine il bassorilievo di papa s. Celestino V,
eremita e poi fondatore dell’ordine monastico dei Celestini.
Siamo dinanzi alla cappella di s. Mauro, il discepolo prediletto di s. Benedetto,
raffigurato, nell’altorilievo in marmo, mentre benedice con la croce poveri e ammalati.
E ancora in uso la cosiddetta benedizione di s. Mauro, che viene impartita a
particolari infermi con la reliquia della santa Croce.
Molto delicata la decorazione in mosaico della volta.
Stemmi dei benefattori che contribuirono economicamente alla decorazione della Cripta agli inizi del 1900.
Stemmi dei benefattori che contribuirono economicamente alla decorazione della Cripta agli inizi del 1900.
La Cripta – chiesa nascosta, sotterranea- fu realizzata nel 1544, al tempo dell’Abate G.Scloccheto da Piacenza, con uno scavo nella viva roccia della montagna. Tutta questa area corrisponde al coro superiore dei monaci e alle due cappelle della Pietà e dell’Assunta.
La decorazione cinquecentesca con affreschi di Marco Pino del 1577 deterioratasi con il tempo, fu sostituita nel 1913 con l’attuale opera in mosaici nelle volte e in sculture lungo le pareti, della scuola d’arte benedettina del monastero di Beuron in Germania, fondata e diretta dal monaco Desiderio Lenz. Quasi tutta la decorazione è quella precedente il secondo conflitto mondiale.
Lungo le scalinate si notano in bassorilievo, su pietra locale, due processioni di monaci e monache, che idealmente si dirigono verso l’altare.
La volta centrale è la sola parte integralmente ricostruita a seguito del crollo di quella precedente. Sul lato sinistro dell’arco centrale sono raffigurati i papi Leone XIII e Pio X, sotto quali avvenne il restauro della cripta; sull’altro lato gli abati L.Tosti e B.Krug, che ne promossero il rinnovamento, mentre il monaco con la barba è il già menzionato D.Lenz, fondatore della scuola d’arte beuronese.
Sull’Altare sono collocati i Santi Benedetto e Scolastica in estasi, due statue bronzee del monaco di Montecassino F.Vignanelli, fuse nel 1959.
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